“Col Vetoraz” Degustazione
Serata cantina Col Vetoraz, famosa casa vinicola di Santo Stefano di Valdobbiadene (TV)
Quando: giovedi 15 marzo 2018
Orario: dalle 20:30 a tarda serata
Dove: Ristorante Il Tegolo
Cruditè di Mare
Cruditè di Mare
Primo Piatto
Gnocchi Razza, Arancia e Semi di Papavero
Nostra Versione dello Scoglio
Secondo Piatto
Pesce alla Tegola Con Verdurine Grigliate
Dolce
Nostra Pasticceria E Tradizione
Caffè
Caffè Tostato A Legna
PREZZO
50€ / Persona
Prenotazioni
Chiamaci al numero 0586 219 405 o Prenota Online
Col Vetoraz
L’azienda
Col Vetoraz è situata sulla sommità dell’omonima collina a fianco del “Mont” di Cartizze in S. Stefano di Valdobbiadene. Ci troviamo sul punto più elevato del Cartizze a quasi 400 m di altitudine, da qui lo sguardo può riconoscerne l’intera area, delimitata ad est dalla località Fol e ad ovest dalla località Sacol.
Su questa collina la famiglia Miotto si è insediata nel 1838, sviluppando fin dall’inizio la coltivazione della vite (Prosecco Superiore e Cartizze Superiore). Nel 1993 Francesco Miotto, discendente di questa famiglia, assieme a Paolo De Bortoli e al sottoscritto ha dato vita all’attuale Col Vetoraz, andando a creare un gruppo di lavoro eterogeneo e stimolante. In questi anni la crescita di esperienza di Col Vetoraz è stata evidente, e pensiamo di aver raggiunto un buon punto di partenza per poter anche noi contribuire all’identificazione e alla qualificazione di questa nostra magnifica terra.
La Storia
Il Valdobbiadene DOCG è da molto tempo coltivato nella fascia collinare della marca trevigiana, e più precisamente sulle colline che si estendono tra Valdobbiadene e Conegliano. La storia di un vino, soprattutto se di origine antica, è intimamente legata non solo alla terra che lo produce, ma anche alle vicende che nel corso del tempo hanno segnato la vita delle generazioni che si sono succedute nel territorio di produzione. Il Valdobbiadene DOCG, nell’area collinare compresa tra Valdobbiadene e Conegliano, ha influito notevolmente sugli usi, i costumi, le tradizioni e l’economia delle comunità locali nell’arco di oltre dieci secoli.
Il Valdobbiadene DOCG è un vitigno di antichissima origine, addirittura precedente alla colonizzazione dei romani (avvenuta nel II secolo avanti Cristo). Infatti sono noti i versi di Virgilio che riguardano proprio queste terre, scrisse: “Le viti flessibili tessono ombre leggere”. Si conosce assai poco delle varietà presenti su queste colline. In epoca romana, tuttavia ci sono notizie che riguardano proprio questo vino. Secondo alcuni ricercatori dovrebbe trattarsi dello stesso vitigno ha dato origine al tanto decantato vino Pucino, al quale l’imperatrice Livia, moglie di Augusto avrebbe attribuito la sua longevità. Essa ha scritto: “Nessun altro vino è più indicato per uso medicinale”. Plinio il Vecchio, facendo una rassegna dei principali vini conosciuti nella Roma dei Cesari, descriveva il Pucino come uno dei grandi vini che imbandivano le tavole dei dignitari romani e che aveva il dono di allungare la vita dei suoi consumatori.
Nell’età tardo-romana abbiamo testimonianza da parte del Valdobbiadenese S. Venanzio Fortunato vescovo di Poitiers (535-603), che dice: “Terra duplavensis, dove eternamente fiorisce la vite, sotto la montagna dalla nuda sommità”. Sempre nello stesso periodo il territorio di Valdobbiadene e Conegliano viene così descritto: “Nascono in questi colli ottimi frutti, olio perfetto, vini preziosi che sono degni dei maggiori principi di Germania”, i “terreni di Conegliano, Valmarino e Collalto producono ottimo grano e vino buonissimo ed il migliore è quello della Valdobbiadene”.
La Storia Attuale
Secondo documenti dell’epoca, la scarsa qualità dei vini di questo periodo dipende anche dall’imperizia degli agricoltori che iniziarono ad avere poca cura per i vigneti, e a vendemmiare prima della completa maturazione dell’uva. A questo periodo di decadenza ne è seguito uno di ripresa che si è protratto fino quasi alla fine del XVIII secolo. Infatti furono molte le iniziative agronomiche e culturali, come la costituzione delle accademie atte a riportare la viticoltura agli antichi splendori, tutto questo sotto la spinta delle riforme volute dal Governo della Repubblica Veneta. La caduta della Serenissima nel 1797 non frenò però la volontà delle popolazioni locali di continuare il rilancio della viticoltura e dell’enologia.